È stata pubblicata su Nature Scientific Reports l'ultima importante scoperta relativa agli scavi di Pompei: è stato estratto e sequenziato il DNA antico di un abitante della Casa del Fabbro.
Per anni si è cercato di analizzare geneticamente i reperti antropologici provenienti da questa città, ma la loro analisi molecolare ha rappresentato per anni una grande sfida. Oggi, grazie agli enormi passi in avanti fatti negli ultimi decenni dalla palaeogenomica, è stato possibile recuperare il DNA antico da uno dei due campioni umani analizzati.
Nella ricerca scientifica (https://www.nature.com/articles/s41598-022-10899-1.epdf?sharing_token=2cZuwEUqw6I_RVm26J40etRgN0jAjWel9jnR3ZoTv0NnLv9NdFwIBJ6gSn7qrwzjtd5zdEtnSsJ0yXjjnwMO-mq7O0UTwN3MGF5CKUZJE-bGAqundZhAXkaveZkNSuHeK1WVVAzhQRy3x8RPNZHZgXKaqKF6U2bZ0VUpEMkKjak%3D), di cui è co-autrice la professoressa Olga Rickards - ordinario di Antropologia molecolare e direttrice del Centro di Antropologia molecolare per lo studio del DNA antico dell'Università di Roma "Tor Vergata" - è stato usato usato un approccio multidisciplinare grazie a bioarcheologia e paleogenomica, per caratterizzare per la prima volta il profilo genetico di due uomini di Pompei, nella Casa del Fabbro.
"Il genoma del primo pompeiano - rivela la prof Rickards - mostra forti affinità con la popolazione dell'Italia centrale nell'Età imperiale romana. I risultati che abbiamo ottenuto suggeriscono che, nonostante la profonda connessione tra Roma e le popolazioni del Mediterraneo, esisteva in quel tempo una forte omogeneità genetica nella penisola italiana".
Ma sono stati trovate anche tracce di malattia. "Analisi paleopatologiche hanno identificato la presenza della tubercolosi spinale e abbiamo ulteriormente cercato la presenza di DNA antico del Mycobacterium tuberculosis. Il nostro studio dimostra la potenzialità di un approccio combinato per indagare sugli uomini antichi e conferma la possibilità di recuperare il DNA antico dai resti degli uomini di Pompei.
Le nostre iniziali scoperte costituiscono un fondamento per continuare una analisi paleogenetica massiccia per ricostruire la storia genetica della popolazione di Pompei".
A questo proposito, il gruppo di ricerca della prof Rickards ha recentemente vinto, assieme ricolleghi delle università di Firenze e Ferrara, il PRIN MUR con un progetto intitolato "Pompei: un ritratto molecolare"
La ricerca pubblicata su Nature, frutto della collaborazione tra il Laboratorio di Antropologia Fisica dell’Università del Salento, il Centro di Antropologia Molecolare per lo studio del DNA antico dell’Università di Roma “Tor Vergata”, il Laboratory of Molecular Psychiatry dell’Università della California di Irvine e il Lundbeck Foundation GeoGenetics Centre dell’Università di Copenhagen, vede come Principal Investigator il prof. Gabriele Scorrano, Assistant Professor presso la University of Copenhagen. Il prof Scorrano è un giovane antropologo molecolare che si è formato nel nostro ateneo dalla laurea triennale al dottorato, mentore la prof. Rickards: "un motivo di orgoglio non solo per il Dipartimento di Biologia ma per tutta l'Università di Roma "Tor Vergata".
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