“Studiare dà la possibilità ai detenuti di crescere” parola di Zoro
Mercoledì 15 gennaio alle ore 11:00 presso la Sala Meta della C.C. Rebibbia Nuovo Complesso, si è tenuto il terzo incontro del ciclo di lezioni curato dalla dott.ssa Serena Cataldo nell'ambito del progetto "Università in carcere”.
Ospite e interlocutore principale il conduttore televisivo Diego Bianchi.
Ad aprire l'evento è stata la professoressa Marina Formica, delegata del Rettore per la formazione universitaria negli istituti penitenziari e promotrice del progetto.
Sono seguiti dei brevi interventi dell'Ispettore Capo di Polizia Penitenziaria, Dott.ssa Cinzia Silvano e del dottor Emilio Minunzio consigliere del CNEL - Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro. Entrambi hanno sottolineato come questo evento rientri in quelle buone iniziative che hanno reso possibile abbassare le percentuali di recidiva dal 70 al 2%.
Dello stesso avviso Laura Fazzioli, direttrice della Casa Circondariale di Roma Rebibbia “Nuovo Complesso”.
Marco Palma, già docente presso il nostro Ateneo e giornalista sul campo, è ora titolare per la Facoltà di Lettere e Filosofia-Scienza della Comunicazione dell'insegnamento di Giornalismo televisivo proprio nel carcere romano.
Partendo dalla domanda “Cos'è il giornalismo” ha messo al centro il detenuto come perfetto comunicatore, perché ha molto da dire e da raccontare. Le chiavi del giornalismo, secondo Palma, sono l'immediatezza, l'empatia e il cuore.
Sarah Brunetti, comandante del Reparto di polizia Penitenziaria, ha aggiunto che ritiene il giornalismo fortemente collegato al concetto di libertà, in più declinazioni: libertà di pensiero, di espressione, di opinione e, soprattutto, di capacità di rivisitazione del proprio pensiero.
“Non sono un giornalista e questo può essere un problema” esordisce il conduttore di “Propaganda Live” Diego Bianchi, in onda su La7 il venerdì in prima serata. La sua esperienza e la sua onestà narrativa lo rende comunque un comunicatore efficace e che gode di grande consenso e ammirazione nel pubblico. Come testimoniato dall'intervento di un detenuto presente all'incontro “In quello che fai c'è poco di tuo e tanto di vero”. L'ambiente carcerario è stato più volte protagonista dei suoi reportage “Ho sempre cercato di raccontarlo come un posto da cui si esce. Il carcere può diventare una risorsa per la società. La cultura rende più sicuri tanto il carcere quanto la società tutta". Infatti secondo Bianchi bisogna essere liberi dal pregiudizio sia quando si racconta sia quando si ascolta. Avere un'opinione completamente priva di dubbio e restarci ancorati rende la narrazione faziosa e non autentica.
C'è trasporto e partecipazione tra i detenuti presenti: molte le mani alzate per fare domande e prendere attivamente parte al dibattito. Alcuni avevano già avuto occasione di conoscere il conduttore di persona in altre occasioni.
Tra le domande poste una ha riguardato anche l'intelligenza artificiale. “Ho perso il grip, non riesco a stargli appresso” ha risposto Bianchi, per poi aggiungere "Ma comunque il futuro va da quella parte” . “Può essere un ausilio, ma non può sostituire il lavoro umano” ha precisato Palma.
Riguardo il progetto "Università in carcere" Bianchi ha avuto parole di ammirazione “Si deve dare la possibilità a chi è in carcere di crescere. Studiare è un modo per farlo già normalmente, a maggior ragione per chi è dentro. Si garantisce così il diritto allo studio.”
In foto: Diego Bianchi all'evento organizzato dall'Ateneo presso la casa circondariale di Rebibba. Nella foto di gruppo: da sx Serena Cataldo, Diego Bianchi, Marina Formica, Anna Rita Longhi, Iolanda Anzivino
Crediti @unitorvergata